lunedì 22 luglio 2013

Niente lana questa volta, solo musica...

E' vero che da quando ho aperto il blog i miei post hanno sempre e solo parlato di lana e affini mentre normalmente si racconta anche un po' di se.

Proprio oggi una mia raverly-friend mi ha detto che sperava di trovare in queste pagine qualche notizia in più sulle mie passioni arpa celtica/basso elettrico e alpaca.

Così ho pensato che fosse davvero una buona idea e mi sono messa all'opera.

Devo però fare una premessa perché le mie non sono mai state solo semplici passioni ma veri e propri amori.

MUSICA PER FAR PROVARE EMOZIONI
Ho scelto di partire così per spiegare perché amo la musica (in tutti i sensi) e perché ho iniziato a suonare degli strumenti.

Già a 3 anni io amavo cantare, sempre.. continuamente... fino a fare svenire di noia i miei genitori.
Non so il perché, forse mia madre cantava mentre ero nel pancione? Non lo saprò mai, dice che non si ricorda... mah?!
Crescendo, per quanto la mia passione aumentasse, la voglia di mostrarla in giro era allo zero assoluto. Non ero proprio un'esibizionista, ero timida, impacciata, chiusa.
Ho tentato in qualche sporadica esibizione alle superiori - durante le varie feste di Natale che si organizzavano - di combattere questa paura, ma con pochissimo successo e ahimè alcune brutte figure.

Poi non mi sono più data il cruccio, dovevo studiare e diplomarmi e i miei avevano bisogno di me in azienda.
Lavoravo 4 ore la mattina per loro, studiavo fino alle 5 il pomeriggio e dalle 6 alle 10.30 ero a scuola. Era l'unico sistema per ottenere il diploma di maturità perché nella mio istituto allora, terminati i 3 anni di corso professionale, l'unica alternativa erano altri 3 di serale.

Non è stato facile. 

Non era facile neppure avere a 16 anni già sulle spalle un lavoro del quale essere responsabili. Se perdevamo dei clienti per ritardi di produzione l'unica colpa era mia.

Finalmente poi arrivò quello splendido 2 Luglio del 2003... con il punteggio 100/100 era finito quell'incubo.
Ma quando si ha così tanto da fare e di punto in bianco ci si trova liberi ci si accorge di annoiarsi un sacco.

Quell'anno iniziavano a farsi strada nelle varie città le accademie musicali. Ancora poco diffuse ma già conosciute.  Decisi di iscrivermi al corso di canto moderno.

E così iniziò il primo amore della mia vita (poi arrivò anche mio marito che cronologicamente è stato il secondo).

Cantavo per me stessa, cantavo perché farlo mi portava gioia, cantavo per esprimere quei sentimenti perché volevo li sentissero anche le persone che mi ascoltavano.


Io nella mia breve e intensa esperienza di musical - 2005

Purtroppo - come per ogni cosa - anche in questo caso "pesce grande mangia pesce piccolo" e la prima delusione arrivò presto. 
La mia voce è particolare, sottile, leggera, con poco volume anche se ottima nelle parti acute - che non ho mai fatto fatica ad affrontare -  poco ricercata, svalutata rispetto a quei vocioni grossi e carichi che vanno tanto di moda oggi.
Così il mio sogno di far provare emozioni, di far sentire agli altri quello che provavo io cantando, sfuma nel nulla. Una voce così non va da nessuna parte.
Perciò smisi di cantare.

Ma non mi arresi e trovai un altro sistema. 
All'urlo del mio attuale marito: "quella non è una chitarra, ha 4 corde scema.. quello è un basso!" arrivò il terzo amore.

Una sfida vera e propria:


  • uno strumento quasi esclusivamente maschile
  • lungo più di un metro e con una scala da 42" 


era la MIA sfida!!


Io che suono il basso - Music Village 2008

Mi piaceva!! mi piaceva un sacco! il suono, le note, i brani, tutto!!
Inizia a studiare basso elettrico.
Dopo un anno trovai il primo gruppo con il quale rimasi per 4 anni.
Poi ne trovai un secondo ed infine un terzo, quello blues.
Devo dire che il blues da suonare è fantastico!!

Poi arrivò Zeno e con il pancione non potevo più tener su  5 KG di legno sulle spalle.

Loreena McKennitt fu l'ispirazione.
Lei è celestiale!!
Andai al suo concerto nel 2012 a Padova e li decisi: o la cornamusa o l'arpa celtica... la prima fu sonoramente scartata da mio marito (a ragion veduta) la seconda invece accolta con gioia.

Così a settembre iniziai le lezioni e acquistai la mia Camac Melousine usata.


La mia arpa Camac Melousine

Ho studiato fino a Marzo, poi tra tutte le visite da fare e Zeno che ormai era in arrivo non ho più potuto proseguire.

Amo l'arpa e ora che è in taverna, fuori dalla mia portata, ne ho una nostalgia pazza, maggiore rispetto agli altri strumenti (la voce è in musica considerata uno strumento).

Ma ricomincerò appena possibile sicuro e il mio sogno è di andare a suonare in qualche festival celtico :-)

Qualche nota dell'ultimo minuto:


  • a Febbraio ho dato la licenza di solfeggio all'accademia e sono stata davvero contenta di avercela fatta
  • lo stesso periodo ho fatto il mio primo concerto di arpa portando Greensleeves come brano. Avevo 3 persone come pubblico ma lo stesso è stato emozionante.
  • ho suonato talmente tanto questa canzone quando aspettavo Zeno che adesso se gliela canto si addormenta.. sarà per la noia??
Greensleeves - Loreena McKennitt - per ascoltare la canzone =)

La musica mi ha sempre dato gioia, mi ha permesso di innamorarmi su tutti gli aspetti (e di trovare quello che poi è diventato mio marito con il quale ora ho anche uno splendido ometto), mi ha permesso di conoscere persone che sono diventate per me amicizie uniche e speciali.

Non è un hobby, è molto molto di più.

La musica la vivi dentro. E' il cuore che accelera all'ascolto delle prime due note di una canzone, è la felicità nell'eseguirla con altre persone, è l'emozione di stare su un palco ed improvvisare un coro che non avevi preparato ma che nella magia del momento riesce alla perfezione... è amore solo ed esclusivamente amore.

Per Ercole & Fashion (i mie due alpaca) vi rimando alla prossima puntata.

venerdì 12 luglio 2013

Che idea malsana!!

Ho un libro di favole. Mi fu donato a 12 anni.
Mi piaceva un sacco: la sua struttura, la cartonatura della copertina, i disegni all'interno.
L'ho rispolverato 2 giorni fa per Zeno e ho scelto di leggergli una favola a sera, anche se ha solo 3 mesi.

La cosa bella di questa raccolta è come è strutturata. Una favola è divisa in 3 parti, ogni parte per un giorno dell'anno. Con 1 favola copri 3 giorni. 
Ma questo non è quello che mi ha colpito. Nei paragrafi che compongono le 3 parti ci sono delle parole scritte in corsivo che - secondo le istruzioni del libro - andrebbero ad identificare una parte dei disegni illustrati. Messe insieme tutte le parti creano un'enorme coperta patchwork.

Ispirazione!!!

Creare veramente una coperta in questa maniera e regalarla a Zeno quando sarà più grande che la conservi e la regali a sua volta ai suoi bimbi. Un progetto enorme e protratto nel tempo, si pensi solo che per leggere tutte le favole del libro ci si impiega un anno.

L'obiettivo è farla con filati di scarto. I mezzi gomitoli mai utilizzati rimasti da altri lavori. Un super de-stash praticamente.

Partirò riproducendo le parti indicate dal libro su un quaderno e poi piano piano costruirò tutte le piastrelle. Dimensione ipotetica 10x10 cm a piastrella.
Tutto a maglia rasata lavorata ad intarsia o a fair isle a seconda del disegno.

Le piastrelle saranno 366.

Fatemi gli auguri!

Il titolo del libro è 366 storie di spaventi e incanti.



Maglia o uncinetto? Knit or crochet?


Maglia e uncinetto. Non sono la stessa cosa, anche se a volte si può pensare sia così.
In realtà sono due tecniche completamente diverse ma portano entrambe ad un risultato: l'ottenimento di un capo/accessorio attraverso l'intreccio di un filato.

Tra le magliste c'è chi non ama l'uncinetto, tra le crochettiste (uncinettiste se preferite) c'è chi non ama fare a maglia.
Per me entrambe le tecniche sono funzionali. Una e l'altra si prestano a determinati tipi di lavori.
Per chi - come me - ama la sperimentazione conoscere una e non sapere niente dell'altra è una limitazione.

In cosa sono diverse?

Knit (fare a maglia in italiano) è un metodo che utilizza i ferri/aghi da maglia (needles) di vari formati per ottenere l'intreccio del filato. Si presta a tantissimi tipi di filato diversi sia in spessore che in composizione.
La tecnica è vasta ed in continua evoluzione.
Si può produrre di tutto, da capi d'abbigliamento ad accessori per se o per la casa (per esempio: presine, cuscini, centrotavola, coperte, ecc.).


Esempio di lavoro a maglia - Guanti senza dita




Esempio di lavoro a maglia - sciarpa con bordo a legaccio

Crochet (uncinetto in italiano) utilizza l'uncinetto (hook) per ottenere l'intreccio delle maglie di un filato. Si presta benissimo al cotone ma anche alla lana.
La tecnica spesso si utilizza per rifinire capi fatti a maglia, per avviare in modo provvisorio le maglie che poi andranno lavorate con i ferri o per chiuderle.
La lavorazione ovviamente è diversa dall'altra tecnica. Si ottengono vari disegni a seconda del punto eseguito e l'utilizzo di vari tipi di punto permette diverse trame nel lavoro.
Non è una tecnica sviluppata come il Knit ma lo stesso ha davvero moltissime applicazioni.
E' semplice, per metterla in pratica basta un uncinetto quindi il lavoro può essere portato con facilità ovunque.
Si possono fare sia capi d'abbigliamento che accessori.


Esempio di lavoro ad uncinetto - Cappellino


Un esempio lampante sono gli amigurumi che io ho scoperto da poco. Pupazzetti fatti interamente ad uncinetto.


Amigurumi tartaruga a strisce  - uncinetto

Pro e contro della Maglia
Pro è l'assoluta flessibilità della tecnica.

  • La maglia si può lavorare in piano o in tondo.
  • Si possono fare disegni con svariati colori, elaborati, utilizzando le tecniche intarsia e fair isle.
  • Anche ad un solo colore si possono ottenere un numero di trame infinite solo dall'utilizzo di dritto e rovescio o attraverso le trecce o ancora con aumenti e diminuzioni decorative.
  • Si possono lavorare tutti i tipi di filato.



Contro. 

  • Il numero di accessori presenti sul mercato. Sono talmente tanti e belli da diventare indispensabili anche quando non lo sono. Mai successo che - guarda caso - manca proprio quel numero di ferro... o quel lavoro sarebbe molto più semplice con i ferri circolari anziché quelli dritti... o ancora se qui avessi un segnamaglie in più...  Alla fine della fiera ci si riempe la casa.
  • Ci sono progetti talmente complessi che ci si può impiegare anche mesi a terminare.
  • La limitata "trasportabiltà" del lavoro. Si finisce per avere almeno 3 Wip al colpo (work in progress): uno complesso che si può fare solo a casa, uno un po' più leggero per quando si vuole staccare dal primo e quello semplice che - alleluja - si fa per passare il tempo quando si è dal dottore o in attesa dell'autobus e così via.


Pro e contro dell'uncinetto
Pro.

  • è una tecnica semplice che si impara in fretta. C'è solo un punto base e gli altri sono tutte sue evoluzioni.
  • per lavorare basta un solo attrezzo: l'uncinetto. Il quale non è ingombrante e quindi facilmente trasportabile
  • Si possono fare accessori molto carini e tridimensionali.


Contro

  • La lavorazione è limitata rispetto alla maglia. Non permette disegni complessi con i colori ne trame particolari come nel caso delle trecce.
  • Non si possono lavorare filati delicati, che si sfaldano. L'uncinetto tenderebbe ad incastrarsi tra i vari filetti.
  • La lavorazione risulta "compatta" e leggermente rigida perciò poco adatta a capi per bambini o comunque quando vi è la necessità di morbidezza (esempio per i chemocaps).
  • Bisogna avere una buona memoria. Nei progetti spesso viene indicato di fare aumenti o diminuzioni ogni 2 o 3 punti. Se si perde il conto... il più delle volte bisogna disfare e rifare il giro.


Quando scegliere una o l'altra?
Beh... a seconda di quello che vogliamo fare e di come vogliamo farlo, dell'ispirazione del momento e del tipo di filato che desideriamo usare.
Nei progetti in ogni caso è sempre indicata la tecnica da utilizzare, ma se si acquisisce padronanza di entrambe si può anche scegliere di modificare il pattern per l'altra.

Il mio consiglio è comunque di non imporsi limiti e di imparare sia la maglia che l'uncinetto.
Come si dice... "impara l'arte e mettila da parte"

mercoledì 10 luglio 2013

Lace... che incubo!

Qualche mese fa ero in attesa del mio primo pargoletto... con taaaanto tempo a disposizione e poche cose che ero ancora in grado di fare.
Si sa il pancione limita moltissimo. Per esempio suonavo l'arpa ma l'ultimo mese era diventato impossibile. Perciò la mia totale devozione andava alla maglia che in quei 9 mesi ha avuto la massima produzione da me possibile.
E progettavo progettavo progettavo, pensavo a nuovi modelli e a nuove sfide senza sapere che entro qualche settimana non avrei davvero più avuto la possibilità di prendere in mano i ferri.

In un impeto di pazzia - e un po' influenzata dal gruppo raverly KAL FROM ITALY - mi sono imbattuta in Haruni di Emily Ross, un mostro a tutti gli effetti!!


Haruni di Emily Ross


Subito ho pensato alla lana da usare, ai ferri e persino a chi regalarlo!!! 
Praticamente sono partita di testa.

Infatti non avevo valutato che era il mio primo lavoro Lace e che come inizio non era per niente semplice!

Un lace è un progetto che utilizza filati medio-sottili e crea dei disegni utilizzando soprattutto punti gettati nella trama. è usatissimo per fare scialli e permette davvero trame infinite.
Haruni tra l'altro è meraviglioso con quel suo motivo a foglie.

Un gettato è invece un "finto punto". Una tecnica utilizzata per fare degli aumenti lasciando però un buchino nella trama ad effetto estetico.
Si lavora fino al punto in cui è indicato di fare il gettato poi si prende il filo e da dietro lo si porta avanti, si passa sopra il ferro e infine si fa il punto successivo. Praticamente si avvolge il filo a vuoto attorno al ferro fissandolo nel punto successivo.

Di Haruni non sono neppure arrivata a finire la chart A - sbagliando e risbagliando, dimenticandomi gettati, perdendo punti e disfando svariati ferri - e ovviamente ora che arrivato il bimbo se riesco a fare due ferri ogni tanto e un miracolo. Ma non demordo.

Al prossimo aggiornamento.... :-)
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